ECCIDIO DELL'OLIVETTA
(PORTOFINO)
Nel Castello di Portofino si era insediato un tenente della Marina tedesca, Ernst Reimers, che aveva allestito delle celle nella torre, dove poi sono state trovate varie scritte di prigionieri rimasti sconosciuti, e che aveva fama di torturatore e assassino. Pare che, prima dell'esecuzione, i soldati tedeschi si fossero ubriacati. I corpi dei prigionieri vennero legati assieme, con fil di ferro e reti (materiale che i tedeschi si erano fatti consegnare dagli abitanti del borgo), caricati su un barcone, che fu poi visto insanguinato, e gettati in mare con una zavorra di pietre. Si sa che alle operazioni parteciparono componenti delle Brigate Nere. Quando Vito Spiotta venne interrogato e accusato di questi fatti ne attribuì la responsabilità al suo superiore, Falloppa, e questi ai tedeschi che avrebbero dato l'ordine e poi eseguita l'uccisione dei 22 prigionieri.
Per anni la ricostruzione dell'identità delle vittime si fermò a 21 nomi. Si scoprì che un partigiano, il cui nome era stato riportato nella lapide, in realtà non era morto all'Olivetta. Rimaneva quindi ignota l'identità del ventiduesimo prigioniero ucciso, quello aggiuntosi credendo di ottenere la libertà, che fu infine accertata soltanto nel 1970. Nel maggio 1945 la Commissione per le epurazioni insediatosi a Santa Margherita avviò le ricerche di Reimers, che risultava essere prigioniero degli alleati a Livorno. Ma non ne ottennero la consegna e se ne persero le tracce. Quando al Tribunale militare di Torino, nel 1996, vengono ripresi i procedimenti per l'individuazione dei responsabili di varie stragi, troviamo anche i fatti dell'Olivetta e i nomi dei responsabili: Reimers come comandante del presidio di Portofino e Engel come l'unico che può aver dato l'ordine e fatto prelevare i prigionieri a Marassi. Quanto ai motivi di questo delitto, particolarmente efferato ed inutile, anche se non è stato presentato come una rappresaglia, tanto che è stato compiuto in segreto, lo si può forse considerare una reazione non dichiarata in seguito alla "giornata della spia" indetta proprio pochi giorni prima, il 30 novembre, in occasione della quale i partigiani avevano mostrato di avere grande forza e autonomia d'azione, ed avevano giustiziato varie spie al servizio dei nazi-fascisti.
FONTE ILSREC GENOVA
Celso e Alfredo Meldi
Martiri praesi nell'eccidio
Nessun commento:
Posta un commento