AUGURI COMANDANTE "DIAVOLO" Germano Nicolini
26 novembre 1919 – AUGURI all'eroico Comandante Partigiano "Diavolo" Germano Nicolini. Considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana. Incredibile storia nel dopoguerra con dieci anni passati in carcere per nulla…
(Alla fine del post gli 8 video del documentario « Materiale Resistente ») :
Nato a Fabbrico (Reggio Emilia) il 26 novembre 1919, Ufficiale del 3° R
eggimento carristi, Medaglia d'Argento al Valor Militare.
L'8 settembre 1943 è a Roma. Catturato dai tedeschi, si sottrae alla deportazione con una fuga, tanto temeraria quanto miracolosa.
Tornato in Emilia si dà alla macchia ed organizza la Resistenza armata, diventando Comandante del 3° btg della Brigata “Fratelli Manfredi”.
Assume diversi nomi di battaglia: prima “Demos”, poi “Giorgio” ed infine “Diavolo”.
Partecipa a molte battaglie (tra le altre Fabbrico e Fosdondo), riportando due ferite.
Dopo la Liberazione, all'età di 27 anni, viene eletto sindaco di Correggio: votano per lui anche tre consiglieri dell'opposizione democristiana. Si distingue per l'impegno verso il disagio della popolazione più bisognosa e particolarmente degli ex combattenti, attuando così quei valori del suo credo cristiano, che lui identifica nell'ideale comunista, maturato da partigiano.
Il 18 giugno 1946 viene assassinato don Umberto Pessina; dopo otto mesi l'accusa infamante: lo si vuole, a tutti i costi, colpevole del delitto, prima come esecutore materiale e poi come mandante. Viene arrestato il 13 marzo 1947; il 26 febbraio 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo condanna a 22 anni di carcere ed alla perdita di ogni diritto civile e militare: ne sconta 10, per sopravvenuto indulto a favore di ex appartenenti alle formazioni partigiane.
Per quasi mezzo secolo grida la sua innocenza e chiede, inascoltato, che lo si aiuti per la revisione del processo. Eloquente, al riguardo, il titolo del suo voluminoso libro-memoriale, “Nessuno vuole la verità”.
Poi la confessione dei veri colpevoli (settembre 1991) e la loro condanna (1993). Finalmente la revisione del processo: la Corte di Appello di Perugia, in data 8 giugno 1994, lo assolve con formula piena, vittima di macchinazione politico-inquisitoriale.
Riacquista tutti i diritti e gli viene riconsegnata la Medaglia d'Argento; in chiusura della motivazione si legge: “.... considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana”.
L'8 settembre 1943 è a Roma. Catturato dai tedeschi, si sottrae alla deportazione con una fuga, tanto temeraria quanto miracolosa.
Tornato in Emilia si dà alla macchia ed organizza la Resistenza armata, diventando Comandante del 3° btg della Brigata “Fratelli Manfredi”.
Assume diversi nomi di battaglia: prima “Demos”, poi “Giorgio” ed infine “Diavolo”.
Partecipa a molte battaglie (tra le altre Fabbrico e Fosdondo), riportando due ferite.
Dopo la Liberazione, all'età di 27 anni, viene eletto sindaco di Correggio: votano per lui anche tre consiglieri dell'opposizione democristiana. Si distingue per l'impegno verso il disagio della popolazione più bisognosa e particolarmente degli ex combattenti, attuando così quei valori del suo credo cristiano, che lui identifica nell'ideale comunista, maturato da partigiano.
Il 18 giugno 1946 viene assassinato don Umberto Pessina; dopo otto mesi l'accusa infamante: lo si vuole, a tutti i costi, colpevole del delitto, prima come esecutore materiale e poi come mandante. Viene arrestato il 13 marzo 1947; il 26 febbraio 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo condanna a 22 anni di carcere ed alla perdita di ogni diritto civile e militare: ne sconta 10, per sopravvenuto indulto a favore di ex appartenenti alle formazioni partigiane.
Per quasi mezzo secolo grida la sua innocenza e chiede, inascoltato, che lo si aiuti per la revisione del processo. Eloquente, al riguardo, il titolo del suo voluminoso libro-memoriale, “Nessuno vuole la verità”.
Poi la confessione dei veri colpevoli (settembre 1991) e la loro condanna (1993). Finalmente la revisione del processo: la Corte di Appello di Perugia, in data 8 giugno 1994, lo assolve con formula piena, vittima di macchinazione politico-inquisitoriale.
Riacquista tutti i diritti e gli viene riconsegnata la Medaglia d'Argento; in chiusura della motivazione si legge: “.... considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana”.
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